Le elezioni amministrative e il fallimento annunciato dei Referendum sulla giustizia hanno ancora una volta dimostrato come il Paese sia sempre meno attento alle tematiche poste dalla politica. Un dato che più di una volta è stato definito allarmante, ma che ora assume l’aspetto di una catastrofe democratica se si pensa che temi sostanziali per la vita quotidiana, come quelli della giustizia, sono stati del tutto ignorati perché – diciamolo – diventati questioni politiche e quindi da disinteressarsene per principio!
Un’idea sbagliata? Forse, ma drammaticamente presente nel Paese. Si, perché proprio quel Parlamento, una volta luogo sacro della politica, si è trasformato, nell’immaginario collettivo (e non solo) in una piazza chiassosa dove mercanti di chiacchiere cercano di assicurarsi un briciolo di potere e di sopravvivenza in nome di una nazione della quale hanno perso senso, polso e respiro.
Una piazza confusa dove la commistione d’interessi non lascia spazio a nulla che non sia lobbie e gestione di poteri malati. L’Esecutivo appare ormai come una sorta di armata Brancaleone dove il tutto contro tutti si ferma davanti allo studio di Mario Draghi, unico in grado sino a questo momento di garantire la sopravvivenza a mezze figure assurte al ruolo di protagonisti senza averne capacità e prospettive. Occorre cercare di tirare avanti sino alla prossima scadenza elettorale dove i sopravvissuti ingaggeranno una lotta intestina per tentare di portare un po’ più avanti lo sbando di un Paese sempre più abbandonato a sé stesso.
E tra Pandemia, guerra e crisi economica che ormai stringe alla gola tutti i comuni mortali, ecco una nuova drammatica parodia della politica che si materializza. Quel Movimento Cinque Stelle, nato per aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, per rendere trasparenti le pareti della politica, che si era presentato alla platea lanciando strali di fuoco contro la vecchia politica, ha assunto in maniera chiara i tratti di una caricatura anche mal riuscita di un partito composto da un’accozzaglia di personaggi interessati solo all’esaltazione del proprio “io” caratterizzato dall’amore per il potere e per quelle poltrone che tanto si diceva d’odiare. L’esaltazione dell’ipocrisia si sta consumando in queste ore con uno scontro di interessi personali che con il Paese nulla hanno a che vedere.
Una pena, come già abbiamo detto, che trova adeguato scenario nell’ambito di un Governo caratterizzato da aspetti di globalizzazione (politica e finanziaria) spostata verso interessi che con quelli nazionali hanno rari punti di contatto.
E alla gente? a quelli che ogni giorno si alzano la mattina cercando di tirare avanti? ai giovani che non trovano lavoro? a chi lo ha perso o lo sta perdendo? Alle piccole, medie e micro imprese vero tessuto produttivo del Paese, quali risposte si danno?
Nulla. Nulla e ancora maledettamente nulla se non piccole mance utilizzabili per stemperare il momento. Ci stiamo sempre più avvicinando al limite in cui l’illusione di un benessere che non c’è evaporizzerà e allora, a quel punto, la solitudine di uomini e donne che non sapranno più come fare avrà come unica riscontro la forza prorompente della rabbia.