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Conti pubblici: entro la Legislatura quasi 350 miliardi di debito da rinnovare!

15-07-2022 20:06

Raffaele Lauro

Politica e Sindacato, Attualità, Draghi, Governo, Crisi, Finanza,

C’è poco da fare, le frizioni nella maggioranza e la crisi in corso contribuiscono ad agitare i mercati finanziari.

La crisi del governo sta facendo impennare lo spread e il costo del debito salirà in maniera importante. Vale quasi 350 miliardi di euro il debito pubblico da rinnovare entro la fine della legislatura in corso. Da oggi fino ad aprile 2023 scadono, infatti, 202,6 miliardi di btp, arrivano a fine corsa 103,6 miliardi di bot, 23,1 miliardi di cct e 12,4 miliardi di ctz: nell'arco dei prossimi 9 mesi, quindi, scadono titoli pubblici per 341,8 miliardi.

In totale, i titoli di Stato in circolazione valgono oltre 2.256,3 miliardi.

Questi i dati principali di un'analisi del Centro studi di UNIMPRESA secondo cui nel 2022 il debito ancora da rinnovare è di 200,1 miliardi, nel 2023 di 300,9 miliardi, nel 2024 di 249,4 miliardi e nel 2025 di 208,6 miliardi.

Secondo queta analisi, basata su dati del ministero dell'Economia, l'ammontare complessivo dei titoli di Stato in circolazione è pari a 2.256 miliardi. Mentre nel periodo 2031-2072, in totale, andranno rinnovati titoli (solo btp) per 617,6 miliardi.

A giudizio del Centro studi di UNIMPRESA, a partire dall'anno in corso, l'acuirsi delle tensioni sullo spread, cagionata dall'inflazione e dalla ripresa che sembra affievolirsi, potrebbe avere ripercussioni sulla gestione del debito pubblico. Gli appuntamenti col mercato, nel programmato calendario di emissioni stabilito dal Tesoro, non sono stati caratterizzati, finora, da situazioni critiche.

Un quadro positivo favorito in particolare dalle misure di politica monetaria adottate e assicurate dalla Banca centrale europea che stanno tuttavia per ridimensionarsi. Tale ''ombrello'', comunque, potrebbe non essere sufficiente nel medio periodo, ad assicurare i sottoscrittori di titoli di Stato, in particolar modo i fondi e gli investitori istituzionali che poi determinano gli esiti delle aste e i relativi tassi di interesse, in relazione ai quali non sono da escludere possibili rialzi nei prossimi mesi.

Con più soldi da riconoscere ai detentori di titoli di Stato si riduce la coperta del bilancio pubblico: in un quadro di forte instabilità politica, si avrebbero meno fondi a disposizione per sostenere la ripresa economica, in una fase cruciale post pandemia e post-guerra. C’è poco da fare, le frizioni nella maggioranza di governo e la crisi in corso contribuiscono ad agitare i mercati finanziari.

La crisi del governo, infatti, sta facendo impennare lo spread e il costo del debito salirà in maniera importante. Avremo più difficoltà con le prossime scadenze, pregiudicando una parte delle risorse che servirebbero per sostenere le famiglie e le imprese. Speriamo in una rapida verifica dei numeri in Parlamento della maggioranza e se si deve andare al voto, lo si faccia il più presto possibile. Meglio le elezioni di soluzioni pasticciate.